Viaggio nella Pittura con Immagini Bibliche (ep8.): Sodoma e Gomorra

Pubblicato il 17 maggio 2025 alle ore 11:24

La fuga di Lot (1519, affresco) Raffaello - Vaticano, Roma

Lot e lo zio Abramo decidono di trasferirsi in due Paesi diversi per evitare ogni discordia. Lot sceglie di stabilirsi nella fertile pianura in prossimità di Sodoma e Gomorra. Due angeli inviati da Dio si presentano a Lot per avvertirlo che Dio sta per distruggere la città a causa della vita peccaminosa dei suoi abitanti. Contrariamente a quanto sperato dalla folla incuriosita, Lot offre ai due angeli ospitalità  presso la sua casa, facendo scaturire così una rivolta violenta del popolo. Per volontà di Dio Lot deve fuggire con la sua famiglia senza voltarsi indietro ma, sua moglie, non rispettando questo ordine, rimane pietrificata diventando una statua di sale. Le città di Sodoma e Gomorra bruceranno "come il fumo di una fornace".

L'affresco di Raffaello

La galleria di logge realizzate su progetto di Bramante per desiderio di Papa Giulio II e completate successivamente con Leone X, furono decorate da Raffaello e i suoi discepoli. Nella quarta volta della loggia sono rappresentati gli episodi della storia di Abramo.

La raffigurazione desta particolare interesse per la simbolica indifferenza della famiglia rispetto alla morte della donna, moglie di Lot, divenuta una statua di sale: la perdita di una madre, di una moglie, pare non destare alcun turbamento. Lot e le sue figlie proseguono la loro fuga verso la salvezza, rassegnati alla volontà di un Dio severo ma giusto. 

I dettagli

Il volto di Lot appare cupo e sottomesso. Rappresentato con barba folta e bianca, raffigura il tempo che passa segnando pesantemente la vita. Il suo passo deciso, non veloce,  raffigura la presa di coscienza di chi si piega alla volontà dell'Altissimo. 

Le figlie di Lot camminano mano nella mano con il padre che si tiene al centro di esse: una doppia simbologia che spiega come egli le accompagni lontano da quel luogo ormai cancellato dalla distruzione ma, allo stesso tempo, le tiene strette a sé per possederle. Infatti raggiungeranno insieme una grotta montagnosa in cui troveranno rifugio e dove (con un inconsapevole incesto) il padre otterrà una discendenza.

L'arco di ingresso alla città lascia intravedere le fiamme che bruciano tutto. La storia non ha constatato questo episodio, tuttavia è possibile che il fumo e le fiamme a cui si riferisce il brano biblico sia attribuibile alla caduta di un meteorite, un fulmine, un'improvvisa attività vulcanica oppure un violento sisma. 

La moglie di Lot è diventata una statua di sale perché si è voltata indietro a guardare la distruzione della città e la perdita di tutti i suoi beni: è il castigo per aver disobbedito al comando di Dio ma è il simbolo della "pietrificazione" causata dall'avidità del possesso, dello sguardo puntato su ciò che è effimero e che appaga solo per il tempo del suo consumo. Tutte le "cose" finiscono in fumo, lo sguardo sul niente e la vita diventa un pesante blocco di sale.

Mi alzo, ma è meglio se torno a dormireMi metto a studiare, ma senza capireCol vuoto che avanza e ti stritola il visoUn Dio che ti scaccia dal suo paradisoNon vado neanche a cercarmi un lavoroA fare concorsi e poi vincono loroÈ tutto veloce, violento e incoscienteCi provo a capire e mi perdo nel nienteIl niente, il niente, il niente

Mi alzo ed intorno è una tabula rasaDi amici, di affetti e mi barrico in casaInvece mio padre da bravo ragazzoCi crede davvero a una vita del cazzoOrmai non parliamo e non stiamo più insiemeMa lui ci riesce a volermi anche beneUn bene invisibile che sembra assenteÈ un uomo capace di credere al nienteAl niente, al niente, al niente

Mi alzo, davvero, una volte per tutteDa un letto di cose già viste e già detteE prendo il passato, il futuro e il presenteLi butto in un buco, nel buco del nienteE incontro mia madre che è un anno che è mortaCol solito grande sorriso dolenteMi dice, "Ti passa", mi dice, "Sopporta"Bisogna imparare ad amare anche il nienteIl niente, il niente, il niente

Mi alzo da questo lenzuolo di saleSei tu nel deserto la mia cattedraleE pure da tempo ben poco ci unisceE i nostri segreti diventano angosceSi annaspa nel letto, ma siamo lontaniAbbiamo di tutto, ci manca il domaniE per la paura, si viene e si menteMa il sesso da solo è l'amore del nienteIl niente, il niente, il niente

Ci aspetta una guerra di fame e macerieLa terra che sputa le nostre miserieE in mezzo al rumore di feste violenteC'è sempre qualcuno che canta il niente

Eppure c'è ancora qualcosa che valeLa voglia di andare incontro alla genteLa vita è un ragazzo che urla il giornaleInvece il silenzio è la voce del nienteIl niente, il niente, il nienteIl niente, il niente, il niente, il niente


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