Viaggio nella Pittura con Immagini Bibliche (ep7.): la torre di Babele

Pubblicato il 14 aprile alle ore 13:15

La torre di Babele, 1563, olio su tavola di quercia, 114x155 cm, Pieter Bruegel il Vecchio - Kunsthistorisches Museum, Vienna

La costruzione della torre di Babele risale alla quarta generazione dopo Noè. Partiti dall'Oriente, gli uomini, arrivarono nella piana di Sinar (Sumer), nella parte meridionale della Mesopotamia antica e decisero di realizzare una costruzione imponente che caratterizzasse la loro città.

1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. 4 Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. (Genesi 11, 1-9)

L'opera di Pieter Bruegel il Vecchio

L'autore è uno dei più grandi pittori della scuola fiamminga primitiva, il quale ha realizzato tre diverse versioni della costruzione della torre di Babele. Questa è la versione più vicina all'esperienza classica rinascimentale che alle strutture tipiche babilonesi, le ziggurat. Bruegel infatti ha visitato Roma e il suo anfiteatro e ne è rimasto fortemente affascinato, cogliendo di quel luogo la tensione della persecuzione dei cristiani contrapposto al simbolo del paganesimo. 

Si tratta di una struttura al limite del surreale, eretta tra la città e la costa, spinta verso l'alto con una sequenza di ordini architettonici concentrici. Nello spaccato superiore è facile riconoscere il riferimento architettonico al Colosseo con la scansione di murature radiali che partono da un nucleo centrale e che definiscono passaggi sotterranei sostenendo l'impalcato superiore.

In basso a destra è rappresentato il pronipote di Noè, Nimrod, contraddistinto dalla corona e dallo scettro. E' lui il finanziatore dell'edificio, e il capocantiere al suo fianco gli mostra i tagliatori di pietra che sono prostrati ai suoi piedi in segno di sottomissione. Seppur non ci sia riscontro storico tra i re mesopotamici, Nimrod è un personaggio biblico (Genesi 10, 8-12). 

8 Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra.
9 Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: «Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore». 10 L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. 11 Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach 12 e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.

L'opera contiene moltissimi dettagli. Interessante è il dispositivo meccanico di sollevamento che si trova sulla parte destra della torre: la capra e lo scoiattolo. La prima ha la funzione di gru con braccio , che funziona grazie all'uso diretto di un contrappeso e duplice puleggia mentre il secondo, è costituito da una grande gabbia rotante messa in movimento dal camminamento umano, proprio come nella rotazione compiuta dallo scoiattolo all'interno della ruota.

La gru è un'invenzione dei romani che trovarono in questo modo la soluzione per il sollevamento dei carichi a qualsiasi altezza, permettendo così la realizzazione di tantissime opere in tutto l'impero.

La confusione di Babele

Da quanto emerge dalla lettura della Genesi (Gn 11, 1-9), i "figli del diluvio" si erano stabiliti in un luogo e sentivano la necessità di definire l'identità della loro storia organizzando quel territorio edificando la  città e una torre. La descrizione di questo scorcio storico appare del tutto sano. Perché mai Dio avrebbe dovuto interferire? 

L'evento del diluvio universale, la storia di Adamo ed Eva, di Caino e Abele, sono racconti tipologici ed eziologici: non si tratta di  fatti realmente accaduti, ma hanno lo scopo di raccontare con una storia l'origine delle dinamiche umane in relazione con se stesse e con il divino.

La torre di Babele è un racconto biblico tipologico ed eziologico. Un racconto eziologico si può definire il racconto del "perché?"...

Quindi, perché Dio avrebbe dovuto interferire?

Il desiderio dell'uomo era quello di realizzare qualcosa che lo rappresentasse, una costruzione imponente, altissima, la cui cima toccasse il cielo... e "facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra..."

Lo scopo quindi era diventare una potenza, qualcosa che fosse di più dell'essere umano... al pari quasi del divino, per poter competere con l'Onnipotente! La torre è immagine quindi della presunzione umana: l'uomo che diventa idolo di se stesso.

Così come il peccato originale divise la coppia e l'odio di Caino uccise la famiglia, la torre di Babele è metafora della distruzione della società e della guerra tra i popoli. Fu proprio questa la condanna: la confusione tra di essi, l'impossibilità di comunicare, la perdita improvvisa di coesione... e quindi la dispersione... la frammentazione di se stessi.

Per la brama di onnipotenza, l'uomo si ritrova privato della sua capacità relazionale, e quindi di se stesso.

La superbia è una torre costruita sul campo minato del proprio ego.

Tutto ciò che si muove per soddisfare le lusinghe del proprio ego distrugge le relazioni e certamente non porta a Dio.

There's still time to change the road you're on...

C'è ancora tempo per cambiare la strada che stai percorrendo...


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